A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Nello scorso articolo abbiamo percorso il primo tratto della strada che congiunge la Porta Romana al borgo di Chiaravalle; ci accingiamo ora a percorrerne il secondo partendo dall'incrocio tra le vie Bessarione e Mincio.
Superato il suddetto incrocio, sulla destra si trova, all'incrocio con via Salò, un edificio i cui negozi hanno un frontone costituito da un volto umano cinto d'alloro, le finestre al primo piano sono sormontate da cornucopie e quelle al secondo piano da un frontone contenente la scritta "SALVE"; sulla sinistra invece, superata una elegante palazzina sita all'incrocio con via Oglio, si trova la chiesa di Ognissanti, un'architettura molto particolare la cui dedicazione avvenne il giorno 1 novembre 1976 ad opera dell'arcivescovo cardinale Giovanni Colombo.
La parrocchia, eretta il 2 settembre 1968 su un territorio stralciato da San Michele e Santa Rita, San Luigi e Santa Maria Assunta in Vigentino, iniziò la propria attività in una cappella provvisoria.
L'attuale edificio fu costruito nel 1975 su progetto dell'ingegner Del Bufalo, con una linea sobria e lineare impreziosita dall'ingresso che costituisce anche facciata e, collocato su uno degli spigoli della costruzione, ne rappresenta il più importante elemento decorativo dell'esterno.
Una fitta serie di barre metalliche, disposte a canna d'organo, formano un triangolo dal cui vertice si alza snella la Croce, quasi a significare Cristo nella moltitudine dei suoi santi.
Una caratteristica che la rende unica a Milano (e probabilmente in Italia) è che l'entrata si trova di fianco all'altar maggiore, e non, come nella maggior parte delle chiese, di fronte ad esso (alcune chiese hanno l'entrata principale sulla fiancata, si pensi ad esempio a San Gottardo in Corte).
Al suo interno. oltre ad alcuni graziosi dipinti recentissimi, omaggio del parroco di San Michele e Santa Rita, si trovano alcune interessanti opere. Entrando, sulla sinistra si trova una "Madonna delle Lacrime", quadro opera di don Carlo Vago, benedetta dal Beato cardinal Schuster, arcivescovo di Milano.
Sul fondo si trova la Via Crucis, le cui formelle sono opera della Scuola Beato Angelico, i cui allievi son anche autori dell'ambone, del tavolino delle offerte e del Battistero, sito sulla sinistra dell'entrata, un po' nascosto. Il crocifisso posto sopra l'altare, invece, è attribuito alla scuola del maestro Enrico Manfrini, tra le cui opere si può ricordare il monumento a San Raffaele, realizzato in marmo rosso di Verona, che sovrasta la fontana d'ingresso dell'Ospedale San Raffaele.
Infine una nota di colore locale: l'attuale parroco, don Luciano Marzi, è una "colonna della zona 4", essendo nato in corso Lodi, avendo celebrato la prima Santa Messa nella chiesa degli Angeli Custodi, ai tempi di don Peppino Orsini, ed essendo ora da dieci anni parroco in questa chiesa della nostra zona; è da lui che ho ricevuto le precedenti informazioni, e lo ringrazio.
A un centinaio di metri si trova piazza Angilberto II; lasciandoci a destra un'altra trattoria toscana che ha mantenuto un'ambientazione anni '50 al suo interno, ed un palazzo al civico 42 caratterizzato da una lunghissima balconata al primo piano, raggiungiamo quindi questo snodo dalla forma geometrica complessa, ottenuto anche sventrando una parte della casa di ringhiera che vi prospicie da via Bessarione e Romilli (come tuttora evidentemente visibile). Questo ci conferma che, se pure dopo la piazza la strada prende il nome che terrà fino al confine comunale, e cioè via San Dionigi, la separazione tra le due era un tempo molto meno segnata di quanto lo sia oggi.
Si noti che la strada prosegue non nella larga via San Dionigi (attuale prosecuzione di via Romilli) bensì nella stretta stradina alla sinistra del primo isolato, che poi confluisce nell'altro ramo della via San Dionigi. In questo breve tratto di strada si coglie subito come il recente rifacimento delle facciate abbia giovato alle piccole casette che vi si trovano, specialmente sul lato sinistro, rinfrescando il loro aspetto originario.
Al termine dell'isolato, in posizione ben visibile per chi arriva da Chiaravalle (a piedi, beninteso, essendo in senso vietato) è la nota statua del Cristo benedicente, di cui ho parlato e di cui molto si è detto dopo il recente parziale restauro: essa è detta dagli abitanti del quartiere "Il Signurun", e sulla sua costruzione girano diversi aneddoti e leggende.
A questo punto ci fermiamo nella nostra passeggiata, che riprenderemo nel terzo ed ultimo articolo a partire da questo tratto della via, da cui si inizia a respirare un'atmosfera di campagna.